3STEP – Protesi Additiva,
di Francesca Vailati e Urs Belser

La 3STEP non è una tecnica.
Poter correttamente definire la “3STEP Technique”, ripercorrendone i tratti essenziali dagli albori delle sue applicazioni alle numerosissime evoluzioni subite, è una sfida avvincente e complessa.
Amata, criticata, dibattuta, seguita, copiata oltremodo, decisamente UNICA, appartiene a una delle intuizioni cliniche più affascinanti dell’ultimo ventennio in ambito odontoiatrico.
Di certo si può affermare che nel termine “3STEP Technique” sia già insita un’affermazione “sbagliata”, poiché gli attuali orizzonti della “procedura”, codificata dalla dott.ssa Vailati nel 2005, le conferiscono indubbiamente il ruolo e l’ambizione di “Disciplina” nell’ambito delle branche protesiche.

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La tecnica si sviluppò esclusivamente per il trattamento riabilitativo estetico e funzionale completo di bocche affette da erosione dentale, basando la propria essenza sui principi dell’adesione accompagnati da una nuova visione della dimensione verticale di occlusione.
Oggi però diventa approccio, visione, metodo. Diventa un insieme di nuovi termini protesici. Una filosofia di pensiero.
Questo aspetto la rende davvero una procedura unica, chiara, ripetibile e fruibile per tutte le forme di trattamento protesico, dalle riabilitazioni conservative alle ricostruzioni estese implanto-supportate. Le “leggi” della 3STEP sono racchiuse nello studio della dinamica globale del sistema masticatorio e della sua complessità.
Perché sceglierla? Quali sono i suoi punti di forza e, soprattutto, le differenze con gli altri metodi/procedure?

Per rispondere a questa domanda dovremmo fare un salto nel “mondo 3STEP” e capirne la vera essenza.
In primo luogo, dobbiamo comprendere che non stiamo parlando né di una procedura “anti- preparazione dentale”, né di una ennesima procedura di odontoiatria additiva conservativa, né tantomeno di una “dentosofia gnatologica” olistica.
La 3STEP è soprattutto metodo, ed è soprattutto protesi.
Un modo sicuramente differente di farla, che non rifiuta né rinnega gli insegnamenti delle grandi scuole di Gnatologia classica, che non si mette in opposizione alle soluzioni tradizionali della protesi dentaria ma piuttosto al servizio di queste ultime offrendo una terza via, una possibilità alternativa o complementare al trattamento convenzionale, aggiungendo aspetti inediti di osservazione clinica.

In secondo luogo, dobbiamo saper distinguere la tecnica dalla altre tecniche che molti autori hanno anche di recente presentato.
La 3STEP non ambisce alla competizione con le altre procedure, ma vuole proporre una formula di lavoro completa e progressiva, che prevede: un attento iter diagnostico-clinico attraverso l’osservazione diretta del paziente, un protocollo di ceratura progressiva, un’interazione continua tra odontoiatra e odontotecnico per costruire un approccio diagnostico “DINAMICO” e moderno alla visione protesica.
L’obiettivo di questo metodo è soprattutto quello di fornire al clinico strumenti di “indagine” più profonda, che guardano alla causa primaria che ha generato il danno biologico con nuovi concetti per la sua RICOSTRUZIONE E RIABILITAZIONE.
Una disciplina, quindi, che si chiede il perché di un segno e di un sintomo. Una disciplina che si chiede il perché qualcosa si è “rotto”. Andare alla causa, cercare di indagare sulle motivazioni, osservare la bocca con nuove formule e con nuova curiosità.

La 3STEP è un nuovo modo di fotografare e di fare anamnesi, un nuovo modo di guardare l’estetica e unire i canoni convenzionali alle sue leggi. Un nuovo linguaggio, un nuovo glossario.
La dimensione verticale, i movimenti mandibolari, il fenotipo masticatorio, le tipologie di “perdita dentale”, le strategie terapeutiche.
Tutto nel mondo 3STEP risponde a questo “modo di parlare” che unisce la conoscenza di base alla applicazione clinica, che trasla le intuizioni dei grandi maestri alla realtà quotidiana di ogni odontoiatra.
Perché la 3STEP risponde a un altro grande criterio: la semplicità. Intesa come capacità di ridurre a principi razionali anche i pensieri più raffinati e sofisticati. Un semplificare immediato, fruibile, ma mai banale. Mai semplice e povero di idee, ma frutto della sintesi di straordinarie intuizioni. Una semplicità che significa pragmatismo, e mai solo teoria. Che permette di creare, di inventare, di provare e di tornare indietro.
Sì, perché la 3STEP è anche reversibilità, è poter provare e testare senza CAUSARE UN DANNO BIOLOGICO IRREVERSIBILE. Un cantiere, sempre aperto, pronto ad accogliere i segnali che l’individualità del paziente offre.
Disciplina del rispetto, quindi, e della individualità. Della personalizzazione. Rispondendo alle grandi e nuove idee della medicina moderna.
La medicina delle 4P.

La 3STEP è infatti prevenzione, perché anticipa il degrado di una funzione, limita il danno biologico, rallenta il danno funzionale.
La 3STEP è medicina partecipativa, perché si basa su principi diagnostici e terapeutici che hanno nel paziente, nell’empatia, nel dialogo e nell’interattività il massimo della propria espressione.
La 3STEP è medicina predittiva, in tutte le sue regole.
La 3STEP è terapia personalizzata, individualizzata, costruita su un metodo che mette al centro il paziente, la persona. Quello specifico paziente. Non una ricetta uguale per tutti. Ma lo stesso metodo da cui poi tirare fuori varie soluzioni.
La 3STEP richiede ACCURATEZZA DELLA TECNICA, competenza operativa del clinico nonché la capacità di quest’ultimo di selezionare in maniera razionale e individualizzata quali procedure applicare e quali materiali utilizzare in ogni specifico caso.
Per tutte queste ragioni, e con questo spirito, questa nuova disciplina ha cercato di scardinare alcuni tabù dell’Odontoiatria classica e aprire lo sguardo dei clinici a future modalità di approccio.
In un’epoca in cui la prevenzione e “l’anticipazione” diventano strategia medica, la 3STEP si mette al servizio dell’Odontoiatra avvicinandola alla Medicina globale, multidisciplinare.
E in ultimo, ma non per ultimo, la 3STEP assolve al ruolo di procedura che, cambiando l’approccio alla cura, cambia l’approccio al lavoro, svolgendo il duplice compito di migliorare la “qualità di vita” sia dell’operatore che del paziente.

Riducendo l’invalidità e l’aggressività biologica, elimina dall’agenda dell’odontoiatra tutte quelle scomode e faticose urgenze e recidive tipiche di un metodo classico.
Allunga i follow-up di risposta di alcune bocche alla nuova funzione, proteggendo i restauri e il patrimonio dentale del paziente.
Corregge la funzione e la riprogramma anche nei casi protesici più complessi, addirittura implementando terapie ortodontiche o implantari.
Per la sua enorme versatilità, aiuta il paziente a una progressione di trattamento, permettendo terapie più semplici, meno lunghe, meno costose, guardando anche a un’odontoiatria che si fa più vicina alle persone.
Un Mondo nuovo, quindi. Da conoscere, per conoscere.